Cari amici,
questo è un post un pò amaro e parte da una esperienza successa a me proprio ieri. Mi stavo recando in Porta Venezia a Milano e stavo percorrendo la linea rossa in metropolitana. Come da abitudine sono entrato nel primo vagone, quello motore, dove è più facile trovare un posto a sdere, per leggere uno dei miei amati libri. All'altezza di Cairoli una brusca frenata ha fermato il treno. La puzza di freni era impressionante. Tutti siamo rimasti attoniti, immaginando un pò cosa fosse successo.
Dopo qualche interminabile minuto ci hanno fatto scendere. Il primo a vedere la scena sono stato io. Una persona si era appena suicidata, buttandosi sotto il treno in corsa. Milano, mi dicono, è abituata a fatti del genere, infatti, devo ammettere, nessuno si è fermato sul luogo o chiesto ragguagli su cosa fosse successo. La città poi si è bloccata e io ho dovuto raggiungere il mio appuntamento a piedi. Ho saputo allora che si era trattato di una signora di 45 anni che a quanto pare aveva ormai deciso di farla finita.
Come potete immaginare sono stato invaso di emozioni e riflessioni, che un fatto come questo provoca in persone sensibili come me e come voi, lettori di questo blog.
Certo a quella persona mancava la felicità, quella stessa felicità di cui parliamo qui insieme. Ma è ancora più facile immaginare, quella donna si è trovata sola, completamente sola. Anche questa forma di suicidio ha grandi ragioni comunicative, una sorta di ultimo disperato messaggio da inviare a tutti con una morte così plateale. Ma non a Milano, città sempre di corsa e (terribile parola) ormai abituata. Ma abituata a cosa? Alla morte? Terribile da credere, perchè se così fosse potrebbe benissimo essere considerata un moderno inferno, in cui non c'è spazio per la compassione.
Ora nessuno di noi saprà nulla sulla storia di questa donna, neanche il suo nome. Io vorrei chiedere a tutti voi di lasciare un commento e con questo un pensiero. Questo ho paura sarà l'unico spazio dedicato alla sua disperazione.
Naturalmente, il consiglio di Freeman è quello di fare di tutto per non finire mai in questa situazione, riconoscendo per tempo il proprio stato. Prima della morte ci sono un milione almeno di ragioni per vivere, basta trovarle in noi. E se le cose proprio non girano, allora E MEGLIO LASCIARE TUTTO E ANDARE!!! Non farsi prendere dal vortice di tristezza e rassegnazione.
E se Milano dimostra ancora una volta di essere abituata alla tragedia, allora Milano non mi avrà, e non avrà persone dotate di cuore. Quello che più mi ha stupito è vedere un signore che AVEVA ASSISTITO DIRETTAMENTE ALLA SCENA e che ha continuato a leggere il giornale!!!!
Vergogna Milano e vergogna chi la segue in questa caduta verso il baratro.
Ciao a tutti e addio a te, ora non sarai più sola.
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