venerdì 25 luglio 2008

Una nuova battaglia di Freeman

Cari Amici,

riporto di seguito in anteprima una lettera oggi stesso spedita al Sindaco di Milano, all'Assore alla Mobilità, ai Trasporti e all'Ambiente, e al Corriere della Sera.

La foto sotto riportata è di certo molto cruda ma spero serva almeno a voi lettori di questo blog a riflettere sul fatto che racconto nella stessa missiva. Spero inoltre possiate diventare più attenti alla guida e più moderati con la velocità, affinchè non si ripetano mai almeno per mano vostra fatti terribili come quello qui citato.

Vi chiedo poi di girare questo post a quante più persone possiate, per sensibilizzare anche loro sul fatto.

On. Sindaco, On. Assessore ,

mi chiamo Gianpaolo Catania e sono un giovane trentenne abitante di Milano. Vi scrivo per sottoporvi una proposta che potrà sembrare all’inizio provocatoria ma che ha finalità ben diverse, descritte meglio nel prosieguo di questa lettera.

Lo scorso 15 luglio, in serata, percorrevo come
ogni giorno Via dei Missaglia, in direzione di Rozzano, quando, di fronte alla grande concessionaria d’auto in zona Gratosoglio, ho trovato un blocco stradale. Dalla via laterale sulla quale tutto il traffico era stato deviato ho notato, sulla strada principale, un numeroso capannello di gente e una moto di grossa cilindrata piegata per terra. Ho appreso solo dal telegiornale locale di cosa fosse realmente accaduto. Un motociclista ha letteralmente falciato una bambina di otto anni sulle strisce pedonali, davanti agli occhi del gemellino e del nonno.

Non nascondo di essere rimasto particol
armente sconvolto, avendo assistito qualche giorno prima ad un altro terribile incidente proprio sotto il mio balcone, sul viale Giovanni da Cermenate, Da quel giorno modero la mia velocità, prendo il meno possibile la macchina, solo quando strettamente necessario, e conservo quella terribile immagine negli occhi.

Ma rispettare il limite di 50 Km all’ora in Via dei Missaglia è a tratti pericoloso. Le macchine sorpassano a destra e a sinistra a folle velocità e purtroppo non vedo spesso pattuglie di polizia locale, ne credo i controlli autovel
ox stiano funzionando a dovere. Quello che più mi duole e mi indigna è vedere le auto sfrecciare proprio sul luogo dell’incidente, dove, lo ricordo, continuano ad esserci strisce pedonali attraversate spesso dagli anziani abitanti di Gratosoglio.

Il nostro popolo italiano è difficile da educare, sono d’accordo e probabilmente neanche la presenza fissa di una volante aiuterebbe gli indisciplinati automobilisti a modificare il loro modo di guidare. Ma questo non placa la mia rabbia e neanche quella degli abitanti del quartiere e delle famiglie delle persone colpite dalla tragica vicenda.


La mia proposta, quindi, è quella di tentare di sensibilizzare gli automobilisti prendendo a prestito una tecnica anglosassone che, se
condo i dati, ha visto scendere sensibilmente gli incidenti stradali. Propongo quindi di occupare uno degli spazi pubblicitari nelle vicinanze della via e di utilizzarlo per rivolgersi direttamente ai trasgressori dei limiti di velocità. La mia idea è di utilizzare una delle crude immagini dell’incidente e di scrivere in basso:

“Alza il piede dall’acceleratore. O vuoi uccidere un altro bambino?”


Mi rendo conto che il messaggio potrebbe essere forte, ma non pensate che due incidenti che hanno coinvolto due bambini nella città
di Milano in una settimana non siano sufficienti a fare qualcosa?

Per ora a me pare non sia cambiato nulla in quel tratto di strada e, sinceramente, mi piacerebbe non vedere più il sangue di una bambina di soli 8 anni calpestato dalle ruote di un auto o di una moto che sfreccia a più di cento chilometri all’ora.


Certo di una Vostra pronta risposta al mio appello, colgo l’occasione per porgere i miei


Cordiali saluti,


Gianpaolo Catania

giovedì 24 luglio 2008

Il tempo delle cose

Cari amici,

questo post nel tentativo di condividere con voi alcune emozioni che mi attraversano in questo periodo. Vi chiedo di tornare indietro nei vostri ricordi e di ritrovare quel giorno in cui i vostri genitori vi hanno permesso di uscire da soli. Quanti anni avevate? Io ero ancora piccolo, come la città in cui vivevo, a misura d'uomo ma meno di bambino. Mi trovai immerso in una sorta di giungla sconosciuta e chiassosa, attraversata da automobili roboanti in folle corsa verso chissà quale destinazione.

Mi muovevo accorto, lento e avevo sul viso stampato un grande sorriso. Mi sentivo più grande e un piccolo padrone della città e studiavo le cose intorno a me come non le avessi mai viste pur essendoci passato chissà quante volte in auto con mamma o papà.

Vi racconto questo perchè qualche giorno fa sono stato di nuovo in quello stesso luogo e ho deciso di mollare l'auto e proseguire a piedi. Ho passato in rassegna un numero infinito di luoghi e di ricordi, cose che non avrei mai potuto ritrovare se fossi passato in auto. Ho trovato la mia prima scuola, la casa di alcuni cari amici, la panchina sulla quale è iniziata la mia prima grande storia d'amore. Ho rivisto me stesso, piccolo e poi più grande, a scoprire ogni giorno un altro pezzettino di mondo intorno ma me, fatto di persone e di cose.

Ho scattato tante foto camminando e ho capito una cosa: quello che ci circonda è lento. Credo sia necessario spiegarmi meglio. Siamo abituati a usare auto e moto, anche per piccole distanze. Non usiamo più le nostre gambe, anzi, per farlo spendiamo tanti Euro per palestre attrezzate che all'epoca dei nostri nonni non esistevano neanche. Abbiamo assunto una velocità "innaturale".

Molti anni fa incontrai un anziano rpfessore Nepalese il quale mi disse "Un uomo può percorrere in un giorno solo lo spazio che potrebbe percorrere a piedi, altrimenti questo ha delle ripercussioni sul suo umore e sulla sua felicità". E allora pensateci, quanto soffriamo il Jet Lag dopo lunghi viaggi in volo? Se seguiamo il ragionamento di quel saggio, anche un auto e una moto potrebbero essere dannati per la nostra salute.

E allora io dopo quella passeggiata non mi sono fermato più :-) Tornato a Milano, continuao a camminare, a fermarmi poi in grandi parchi a leggere un buon libro. E scopro così cose straordinarie, conosco persone nuove! Tutto quello che non sarebbe possibile usando i nostri mezzi.

Vi ricordo poi che il prezzo della benzina e del gasolio è ormai alle stelle. Il petrolio ha tagliato il trguardo dei 100 $ al barile e ha corso verso l'alto. Il mio saggio padre mi ha aperto gli occhi "Lo sai quanto sono contenti i petrolieri? Si sono accorti che anche se aumentano il prezzo la gente usa i mezzi lo stesso". Vero, sacrosanto.

La mia cara madre, dal cuo canto, mi ha fatto capire che l'uso dell'auto crea anche guai fisici. Pensate, lei ha preso nella sua vita un autobus meno di 10 volte e, mi racconta, "passeggiava" solo quando andava a scuola da ragazzina, oltre 30 anni fa. Oggi ha dolori terribili alle gambe e non riesce neanche a fare poche scale. I muscoli si sono abituati a schiacciare sui pedali dell'auto, capite?

E allora, cerchiamo di ricalibrare il nostro tempo con quello delle cose. Usiamo al massimo una bicicletta. Camminiamo e scopriremo un mondo diverso. Cambierà anche la prospettiva e scopriremo nuove parti di noi.

Mettiamo le chiavi delle nostre costose automobili al chiodo e incontriamoci nelle vie, nelle piazze, nei parchi. Usciamo dalle nostre casa non per andare in qualche posto, ma per uscire.

Avremo solo effetti positivi e sono certo che se saremo in tanti a fare così, anche la benzina costerà meno ;-) Che ne dite? Se diminuisce la domanda che succede?

Grazie per essere così tanti a seguire questo piccolo uomo che scrive...

Buona vita a tutti!

lunedì 21 luglio 2008

Il Coraggio

Ciao Amici,

questo post nasce dalla richiesta di una cara amica che oggi mi ha chiesto questo: "potresti spiegarmi come si va a mollare tutto? Quale è il segreto?" La mia risposta è stata semplice e diretta: il coraggio.

Naturalmente non è bastato. La parola coraggio senza una storia alle spalle, una spiegazione, appare vuota e banale. Certo quello che Freeman ripete e ciò che sta per fare potrebbe dare una spiegazione esaustiva, ma forse quello che sto per raccontare darà maggiore valore alla mia risposta.

Questo post è dedicato ad un grande uomo con il quale amo fermarmi a parlare, sorseggiando una grappa e parlando di libertà. Ieri ha deciso di raccontarmi la sua storia e lo ha fatto con una dignità che è difficile trovare in ognuno di noi.

Lui è arrivato qualche anno fa da lontano. E' arrivato qui per lavorare, per costruire la casa per la sua famiglia, rimasta in Patria. Non è stato facile, per nulla, e anche se dal primo giorno si è alzato le maniche per portare a casa uno stipendio, per qualche tempo non ha avuto un tetto sopra la testa. Ha dormito in luoghi di fortuna, patendo il freddo gelato di quel rigido inverno. E alla fine è riuscito ad ottenere quello che voleva: avere una casa e portare qui la sua famiglia.

Ecco cara amica, questo credo possa essere una buona risposta alla tua domanda. Il coraggio di quest'uomo è stato mosso dall'amore, molla che che può portare ciascuno di noi a fare cose incredibili e a patire anche il freddo, il sonno, la fame. Da questo coraggio dipende la nostra stessa vita e da qui un uomo o una donna possono partire per costruire qualcosa di veramente importante. Quell'amore può essere indirizzato alla stessa vita, che può ispirare anche scelte così difficili, proprio come nel libro/film "Into the wild".

La domanda che dobbiamo porci è proprio questa... Potremmo mai fare una cosa simile? Se la risposta è "no" allora occorre ammettere che il nostro coraggio non è ancora sufficiente. Ma, provate a immaginare, quale potrebbe essere la felicità dopo un passo del genere.

Grazie al caro amico protagonista di questa storia con la quale puoi insegnare agli uomini cosa vuol dire amare e lottare veramente per questo.

Ciao e tutti e buona vita.